

Due sigle per indicare la stessa cosa. Stiamo esagerando? forse un po’ si ma c’è una spiegazione a tutto. Entrambe indicano i disturbi della coordinazione motoria solo che una (DCM) lo fa all’italiana e l’altra (DCD) all’americana. Cambia quindi la forma ma non la sostanza. Veniamo però alle cose che ci interessano: cos’è un DCM? E’ un disturbo che riguarda la coordinazione motoria personale e che rende difficile, goffa e rallentata l’esecuzione di movimenti intenzionali. I movimenti dei bambini e ragazzi infatti in questi casi sono disarmonici, scoordinati e non riescono a soddisfare l’intenzionalità del gesto pensato. Non parliamo di chissà quali movimenti strani e degni di un’atleta olimpico, parliamo anche di gesti semplici e quotidiani come allacciarsi le scarpe, giocare a pallone con gli amici, scrivere occupando il foglio nella giusta maniera.. Avete mai sentito parlare di disprassia? Questo disturbo si verifica in bambini che non hanno disturbi evidenti legati all’aspetto neurologico ed è ancora poco conosciuto dalla maggior parte delle persone. La disprassia non riguarda solo ed esclusivamente l’aspetto motorio e quindi legato al movimento. Non intacca quindi solo l’aspetto legato all’apprendimento o l’intelligenza del minore, può interessare anche alcune dinamiche che favoriscono l’integrazione scolastica, l’accettazione di se, il piacere di apprendere, l’autostima. L’aspetto psicologico del bambino disprassico non è da sottovalutare.

Come riconoscere la disprassia e cosa fare?
Uno dei maggiori indicatori di disprassia è la scoordinazione durante gli sport, durante giochi che richiedono una prestazione fisica e in alcuni casi può essere legata alla disgrafia. Per accertare o escludere la presenza di questo disturbo dovete rivolgervi al vostro pediatra che saprà indirizzarvi al meglio verso uno specialista delle neuroscienze. Chiedete agli educatori, agli insegnanti e ai professionisti sportivi che ruotano attorno a vostro figli, non abbiate paura. Sia l’ASL che studi privati forniscono consulenze in merito ma il mio consiglio è sempre quello di accertarvi che il professionista in questione abbia davvero voce in materia e non cerchi solamente di etichettare vostro figlio/a e incassare la parcella.
Cosa comportano i DCM? Ecco alcune delle domande più frequenti

La disprassia, nello specifico, rende difficile la coordinazione tra pensiero ed azioni poiché ingolfa, rallenta e confonde i movimenti del corpo durante una prestazione fisica. Nel corso degli anni ho ricevuto tante domande in merito, alcuna frutto del panico, altre di una sana mancanza di conoscenza del problema e altre intrise di negazione. – Mio figlio/a quando corre inciampa spesso sui suoi piedi, è disprattico? Può sembrare banale ma assicurarsi sempre che calzi scarpe adatte alla sua pianta del piede o del numero giusto risolve spesso molti fraintendimenti. Osservare vostro figlio/a nel complesso e nella totalità dei suoi movimenti e azioni in vari contesti è sicuramente un ottimo punto di partenza. Non limitatevi mai ad osservare mentre svolge una sola attività. – -La legge tutela i disprattici? In parte. Al momento è stato presentato un disegno di legge che è in attesa di essere vagliato. Potete trovare il testo integrale cliccando QUI. – Mio figlio/a è disgrafico, quindi è anche disprattico? Assolutamente no. Io sono intollerante al lattosio ma ciò non vuol dire che non possa mangiare i formaggi. Quelli di capra, ad esempio, non contengono lattosio!
Ci sono esercizi o terapie che possono aiutare?

Esercizi si, come in tutti campi della vita, l’esercizio non può che far bene al nostro corpo e alla nostra mente. A seconda del grado di disprassia (primaria o secondaria) ci sono tipi di esercizi differenti. Il mio consiglio però è uscire il più possibile, vivere la natura, far sgambettare il più possibile i vostri ragazzi. Senza fretta. Poi, va bene che il nome di questo disturbo sembra quello di un insetticida ma chiamiamo le cose con un nome che non ci faccia sembrare tutti in un episodio di E.R medici in prima linea: invece che terapie proviamo a chiamarli percorsi. Si, ci sono dei percorsi che gli esperti della psicomotricità o i fisioterapisti posso intraprendere dopo un’attenta valutazione del caso.
Lungi da me entrare in questo campo che proprio non è il mio ma se volete consigli pratici su qualche esercizio di coordinazione o motricità fine scrivetemi, posso indirizzarvi nella maniera corretta. Se invece volete raccontarmi i vostri dubbi o le vostre esperienze scrivetemi qui o contattatemi su Instagram!